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 | Vergine Madre - Magnificat |
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Vergine Madre - Magnificat
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11
FEBBRAIO
ORE 21 (Fuori Abbonamento)
TPE TEATRO PIEMONTE EUROPA
LUCILLA GIAGNONI
“VERGINE MADRE”
Canti, commenti e racconti dalla
“Divina Commedia” di Dante Alighieri
progetto di Lucilla Giagnoni
collaborazione ai testi di Marta Pastorino
musiche originali di Paolo Pizzimenti
scene e luci di Lucio Diana
e Massimo Violato
13
FEBBRAIO
ORE 21 (Fuori Abbonamento)
CTB CENTRO TEATRALE BRESCIANO
LUCILLA GIAGNONI
“MAGNIFICAT”
progetto di Lucilla Giagnoni
collaborazione al testo di Maria Rosa Patanè
musiche originali di Paolo Pizzimenti
luci e video di Massimo Violato
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“Come artista il mio compito dovrebbe essere interrogare e interrogarmi, più che dare risposte. Ogni mio spettacolo è il tentativo di dare una risposta alle domande lasciate aperte dallo spettacolo precedente per porre sempre nuove domande. Per questo un filo lega tutti i miei lavori, da quando, nel settembre del 2001, alla visione delle Torri gemelle, ho maturato lo spettacolo “Vergine Madre”, il primo della “Trilogia della Spiritualità”, fino a quest’ultimo che chiude la “Trilogia dell’Umanità”, “Magnificat”. Da “Vergine Madre” a “Magnificat”: il filo rosso è una preghiera che, forse, porta una risposta. I grandi testi su cui ho lavorato, dalla Divina Commedia alla Bibbia, ci parlano dell’essere umano come una creatura mancante, desiderante, facendoci intuire che qualcosa in questo nostro mondo è stato trascurato, abbandonato e, alla fine, esiliato. Perciò ne sentiamo la mancanza. In “Vergine Madre” dicevo che sentiamo nostalgia di Dio. Non so cosa sia ciò che chiamiamo Dio. Ma ora so che c’è una forza vitale, capace di generare e perciò divina, che è anche parte di noi, di cui sentiamo la mancanza, a cui è molto difficile dare un nome, ma che possiamo chiamare il “Femminile”. Che cosa sia questo “Femminile” lo spiega bene Dante nelle terzine della preghiera/poesia alla Vergine del XXXIII Canto del Paradiso, l’ultimo della Commedia: “Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura”. Il “Femminile” è quella forza che può fare l’impossibile, unire gli opposti, dare armonia ai contrari. Figlia e Madre, è relazione, nel bene e nel male.
Terra è Humus, da cui la parola Homo, e non invece Donna che viene da Domina, Signora, quasi a compensare con un titolo ciò che non è. O non è ancora. Come non è che Homo, Humus, conosca e pratichi l’Humilitas, l’umiltà, cioè l’essere in armonia con la Terra. E così, dopo l’invito alla lode, al rendere grazie e alla cura, è proprio l’umiltà ciò a cui ci chiama il “Cantico delle creature”: Laudate e benedicete mi signore e rengraziate e serviateli cum grande Humilitate.”. Ma l’umiltà, insieme alla lode, al ringraziamento, al servizio è tra le prime parole di una preghiera/ poesia ancora più antica: il “Magnificat”. “L’anima mia magnifica il signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Proprio perché Serva è Signora e Regina. Vergine, Madre. “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Felice cioè “grande” in greco. Forse, questa è una risposta: le Generazioni, cioè la Storia, cioè il nostro agire, dovranno d’ora in poi riconoscere tutto questo. Solo se dalla Terra riemergerà il “Femminile”, ci sarà una possibilità per tutti di futura convivenza, non solo nella sopravvivenza, ma nella beatitudine, cioè nella felicità. (Lucilla Giagnoni)
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